Clicca sulle linee orizzontali e scorri

La cultura del disprezzo

La Trasformazione dei Valori Sociali nel Mondo Moderno

Libero Gentili

10/27/20258 min leggere

Il contesto politico attuale negli Stati Uniti, caratterizzato da polarizzazione e conflitto, ha portato a un'emergenza di intolleranza tra i leader dei gruppi di giovani repubblicani. Questa tendenza si manifesta in modalità comunicative sempre più aggressive e divisive, che riflettono una mentalità estremista. In un ambiente politico in cui il dibattito razionale e il rispetto per le opinioni altrui sembrano deteriorarsi, l'intolleranza si diffonde come una piaga silenziosa, creando barriere all'interno della stessa comunità politica.

La comunicazione ostile tra i leader giovanili dei repubblicani ha delle implicazioni significative. Mentre il linguaggio intollerante diventa la norma, i valori democratici di rispetto, apertura e volontà di compromesso vengono messi in discussione. Tali messaggi e simbolismi possono essere catalogati solamente come “La Cultura del Disprezzo”

In questi ultimi giorni, come riportato dal quotidiano statunitense “Politico” del 14 Ottobre 2025, alcuni leader dei Giovani Repubblicani hanno scambiato chat su “Telegram” con affermazioni che sollevano preoccupazioni riguardo alla diffusione di ideologie estremiste.
Dichiarazioni come "amo Hitler", appellativi rivolti alle persone di colore come “scimmie” e “uomini anguria” non rappresentano solo una provocazione, ma fungono da simboli di un più ampio fenomeno di intolleranza che si è radicato nel dibattito politico contemporaneo. Tali affermazioni non solo alimentano l'odio e il disprezzo, ma influenzano anche la percezione culturale e politica di una generazione ancora più giovane.

In un articolo del giorno dopo, sempre da parte del quotidiano “Politico” veniva riportata la notizia che la polizia del Campidoglio degli Stati Uniti era stata chiamata in merito a una bandiera americana modificata con una svastica ed esposta all'interno dell'ufficio del deputato repubblicano dell'Ohio, Dave Taylorla.

Ora, tutti questi comportamenti e affermazioni sono indicativi di una cultura del disprezzo, dove la retorica incendiaria diventa la norma.
Questo non si limita a un gruppo ristretto; le parole si diffondono rapidamente attraverso i social media, amplificando l'impatto di tali messaggi sulla società più ampia. L'uso di simboli e riferimenti storici, come quelli legati al nazismo, contribuisce a normalizzare l'odio e le divisioni tra i gruppi sociali, favorendo la creazione di un clima di intolleranza, e purtroppo il linguaggio utilizzato dai leader incide profondamente sulla formazione di pensieri e comportamenti nei giovani.

La normalizzazione di tali frasi non deve essere sottovalutata, poiché essa può legittimare comportamenti discriminatori e portare a linee di demarcazione più nette nella società.
Se questi messaggi non vengono affrontati in modo serio, il rischio è quello di consentire un vacuo silenzio morale, che in ultima analisi, abbatte i valori democratici e di inclusione che dovrebbero, invece, essere promossi.
La vigilanza e l'educazione sono essenziali per contrastare questa cultura del disprezzo e promuovere un dialogo costruttivo. Negli ultimi anni, si è assistito a un preoccupante aumento di episodi di antisemitismo e razzismo, in particolare tra i giovani leader della comunità repubblicana.

Queste manifestazioni non sono solo un riflesso di pregiudizi storici, ma si intrecciano anche con ideologie politiche e culturali contemporanee, creando un terreno fertile per l'intolleranza. L'antisemitismo, in quanto forma specifica di odio, continua a emergere in discorsi e pratiche che minano i fondamenti della società inclusiva. Allo stesso modo, il razzismo è evidente in commenti e atteggiamenti che discriminano sulla base della razza, con ripercussioni devastanti per le persone e le comunità colpite.

Analizzando il linguaggio usato dai giovani leader repubblicani, appare chiaro che molti di questi commenti riflettono stereotipi radicati e una mancanza di comprensione o addirittura di conoscenza delle vicende storiche che drammaticamente e in maniera disumana hanno martirizzato milioni de persone nell’ultimo conflitto mondiale.
Le retoriche antisemite e razziste non solo perpetuano storie di discriminazione, ma alimentano anche un clima di paura e divisione. Questo fenomeno diventa particolarmente inquietante quando si considera la rapidità con cui tali ideologie possono diffondersi attraverso i social media, influenzando le opinioni e le azioni di un pubblico impressionabile.

Negli ultimi anni, molte società in tutto il mondo hanno vissuto trasformazioni rapide e talvolta sorprendenti. I valori e i principi che un tempo venivano considerati incontrastabili, oggi sembrano essere messi in discussione, creando un panorama sociale in continua evoluzione. Questo cambiamento non riguarda soltanto le norme culturali, ma influisce anche sulle dinamiche economiche e politiche. I valori che hanno guidato le società per decenni sono ora sfidati, spingendo le persone a riconsiderare ciò che veramente è importante.
Gli esempi di cronaca ce li abbiamo sotto gli occhi quotidianamente, assistendo a comportamenti che sembrano ribaltare principi e capisaldi che ottant’anni fa rappresentavano il cardine della democrazia e dalla umana pacifica convivenza.

Prendiamo l’esempio, di Gaza che in questi giorni sta attirando l’attenzione di tutto il mondo. Senza entrare nel merito dei patetici giochi di prestigio dei cosiddetti “Benedetti Costruttori di Pace”, la popolazione palestinese ha subito e sta ancora subendo nonostante le paci finte, le più atroci e disumane azioni da parte di una nazione, Israele, che nell’ultimo conflitto mondiale è stato esso stesso l’esempio del martirio con milioni di ebrei uccisi.

E allora? Come la mettiamo? Vogliamo giustificare l’antisemitismo, alla luce di questi fatti messi in atto da un personaggio come il primo ministro israeliano, il cui comportamento merita il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale? E alla luce di questi avvenimenti quante volte ho assistito ad affermazioni a dir poco ignoranti e idiote: "I nazisti li dovevano sterminare tutti gli ebrei"!

E prendiamo in considerazione l’America. Se non fosse stato per il contributo determinante di questa nazione, per liberarci dello psicopatico che ha coinvolto una nazione intera, la Germania (e le ragioni, le spinte, la molla per questo coinvolgimento e partecipazione del popolo tedesco è ancora oggetto di studio e riflessione da parte di storici e accademici) se non fosse stato per la spinta dell’America verso la fine del conflitto, con buona probabilità staremmo ancora a marciare al passo d’oca con la svastica disegnata sulla manica. E forse è proprio questo che vorrebbero i giovani repubblicani americani... i figli dell’America che ha contribuito a liberare il mondo dal pazzo di Hitler.

E allora, come la mettiamo?

Un approccio fondamentale nella lotta contro l’intolleranza è rappresentato dall’educazione. Programmi formativi mirati, sviluppati in scuole e comunità locali, dovrebbero contribuire a sensibilizzare i giovani sui temi della diversità e della convivenza pacifica. Insegnare le basi della tolleranza e della comprensione reciproca può aiutare a prevenire comportamenti discriminatori e a costruire una società più coesa e unita, mettendo in risalto che se nel mondo avvengono tali paradossi, tali incongruenze, tali contraddizioni storiche, ciò non è dovuto alla morte dei principi naturali che possiede l’essere umano nella sua genuinità, ma solo al potere della finanza, della politica, degli arrivisti senza scrupoli che perseguono l’arroganza di coinvolgere intere popolazioni.

È da questo che dobbiamo difenderci, soprattutto educando le nuove generazioni nelle istituzioni, nelle scuole, ancor prima dell’età adolescenziale... dopo è troppo tardi!
Perché le conseguenze di queste ideologie sono devastanti non solo per le vittime dirette, ma anche per la società nel suo complesso. La diffusione dell'antisemitismo e del razzismo porta a una frammentazione sociale, minando l'unità e la coesione necessarie per un progresso sostenibile. Le comunità colpite sono costrette a navigare un ambiente ostile, creando così una spirale di isolamento e vulnerabilità.
I leader, in particolare coloro che occupano posizioni di influenza, non riconoscano la gravità di queste ideologie e non le affrontano con la serietà che merita, per garantire una società più giusta e inclusiva.

Perché negli ultimi anni, il discorso pubblico ha rivelato un aumento allarmante di atti e linguaggio omofobi e misogino, frequentemente espressi dai leader dei gruppi giovanili, come i giovani repubblicani in America.
Tali manifestazioni non solo riflettono una mentalità intollerante ma contribuiscono anche alla normalizzazione di atteggiamenti discriminatori. Questa condizione porta a una rappresentazione distorta dei valori di inclusività e rispetto, tanto necessari per una società equilibrata e pluralistica. La discriminazione verso le comunità LGBTQ+ e verso le donne è diventata un tema ricorrente, influenzando la cultura politica e sociale.

Particolarmente preoccupante è come le affermazioni omofobiche e misogine possano insinuarsi nel linguaggio quotidiano, alimentando un clima di paura e ostilità. Riescono spesso a passare inosservate, sottovalutate come semplici battute o ideologie obsolete, mentre in realtà svolgono un ruolo cruciale nell’alimentare la violenza e le disuguaglianze sociali.
Vi è un nesso diretto tra le affermazioni di leader influenti e il comportamento adottato dai giovani, il che rende fondamentale la responsabilizzazione degli stessi leader nel promuovere un dialogo rispettoso e inclusivo.

Affermare frasi di odio o discriminazione può apparire come un modo per stabilire identità di gruppo o per rafforzare posizioni politiche, ma ciò avviene a scapito di individui vulnerabili. Riconoscere, contestare e disinnescare questi comportamenti è un passo fondamentale per costruire una comunità che valorizzi tutte le sue componenti, fermando così un ciclo di intolleranza che, se non affrontato, porterà a conseguenze sempre più gravi.

Come sempre i social media non possono essere esclusi da questo discorso. Hanno assunto un'importanza crescente nel panorama comunicativo contemporaneo, fungendo da potenti piattaforme per la diffusione di idee e opinioni e questa capacità di amplificazione ha portato alla diffusione di messaggi di odio e intolleranza. Le dinamiche dei social media, come la viralità dei contenuti e la capacità di raggiungere rapidamente un vasto pubblico, hanno contribuito a creare un ambiente in cui l'intolleranza può prosperare.

La natura altamente interattiva di queste piattaforme consente agli utenti di condividere e commentare contenuti in tempo reale, amplificando voci estremiste e comportamenti divisivi. In particolare, i giovani sono spesso tra i principali utilizzatori dei social media, il che rende essenziale esaminare come questi spazi virtuali influenzino le loro percezioni e comportamenti. La normalizzazione di discorsi intolleranti può emergere attraverso la ripetizione di messaggi estremisti, che rischiano pericolosamente di diventare parte della narrazione collettiva.
Le ricerche suggeriscono che l'esposizione a contenuti di odio può comportare una desensibilizzazione e una crescente accettazione dell'intolleranza, spingendo i giovani a interiorizzare valori e ideologie nocive.

Inoltre, i social media hanno l'effetto di polarizzare le opinioni, creando "bolle di filtraggio" in cui gli utenti interagiscono solamente con coloro che condividono le loro idee. Ciò alimenta l'intolleranza, in quanto le diverse prospettive vengono frequentemente escluse dal dibattito pubblico.
È cruciale, quindi, che la società civile risponda a questo fenomeno. Gli individui e soprattutto i genitori, il cui disinteresse per queste tematiche è diventato la normalità, possono promuovere un uso consapevole e responsabile delle piattaforme social, incoraggiando il dialogo costruttivo e l'empatia tra le diverse comunità. Rafforzare l'educazione sui media e la consapevolezza critica è essenziale per affrontare la sfida dell'intolleranza nei social media.

In parallelo, sarebbe fondamentale l'impegno delle istituzioni politiche nel condannare pubblicamente atti di intolleranza. La legislazione dovrebbe evolversi per affrontare queste problematiche, garantendo che le vittime di discriminazione ricevano supporto e giustizia. Le amministrazioni locali potrebbero anche promuovere iniziative che incoraggiano il dialogo e la partecipazione civica, senza però entrare minimamente nel linguaggio politico che, inevitabilmente, porterebbe alla vanificazione di qualsiasi impegno.
Tali misure potrebbero includere finanziamenti per progetti che mirano a creare spazi di incontro tra diverse comunità, favorendo l'interazione e la comprensione reciproca.

La nostra società sta vivendo un periodo in cui le ideologie opposte si scontrano, creando un ambiente spesso ostile per il dialogo costruttivo. Per superare queste sfide, è necessario un impegno collettivo volto a promuovere una cultura politica di rispetto e comprensione reciproca.
La recente crisi morale dei leader dei Giovani Repubblicani, che abbiamo preso come esempio, ha evidenziato l'urgenza di affrontare i comportamenti intolleranti. La responsabilità di formare giovani cittadini e leader inclusivi ricade su tutti noi; è imperativo lavorare per costruire un futuro dove le diversità siano celebrate, piuttosto che temute. Ed è necessario un impegno collettivo.

Non ci sono soluzioni rapide a questi problemi complessi. Vanno adottati programmi educativi che enfatizzino il rispetto per i diritti umani e la dignità di ogni individuo, indipendentemente dalla loro provenienza o opinioni. Inoltre, è cruciale che i politici e i leader di oggi sviluppino un linguaggio e una retorica che escludano l'intolleranza, invece di alimentarla. Adottare un approccio più empatico e inclusivo richiede coraggio e determinazione, ma è un passo necessario per garantire una società più equa e giusta.

In conclusione, la costruzione di una politica più inclusiva e rispettosa richiederà uno sforzo concertato da parte di tutti i membri della società. Solo affrontando insieme le manifestazioni di intolleranza e odio possiamo davvero sperare di plasmare un futuro migliore. Le sfide sono immense, ma la volontà di cambiamento può avviare un ripristino della fiducia nelle istituzioni e nei leader che devono dare esempio. L'unità nella diversità sarà la chiave per un cammino politico più costruttivo e umano.

Questo articolo può essere ascoltato in formato Podcast al link https://youtu.be/vBOGDbKUpaI